FONTANA DI SAN MATTEO

la Fontana di San Matteo, così denominata per la sua vicinanza con la chiesa principale del paese, la chiesa di San Matteo appunto, si erge nella piazza Trento e Trieste all’ingresso del Parco della Rimembranza e viene realizzata dallo Scultore Bruno Bini in un arco di tempo che va dal 1913 al 1924. Inizialmente al suo posto sorgeva un pozzo comune che venne sostituito con una costruzione più studiata in modo da poter render più decorosa l’ immagine della piazza. È questa una delle primissime opere dello scultore cannarese, che nonostante la totale assenza di studi di tipo accademico, dimostra già uno spiccato talento nella modellazione plastica di gusto classicheggiante.

La fontana è formata da una vasca dodecagonale le cui facce sono decorate in modo alternato da coppie di fiori in rilievo. Al centro della vasca si erge un pilastro esagonale del quale tre lati sono decorati da festoni fioriti e putti con brocche dalle quali zampilla l’acqua. Sulla sommità del pilastro si erge un grande vaso che riversa acqua su tutta la struttura. L’opera cominciata nel 1913 è realizzata con una particolare mistura di conglomerati e malte cementizie che rendono l’ effetto particolarmente vicino a quello dato dal marmo. Nel tempo subirà diverse modifiche e restauri data la delicatezza delle decorazioni, realizzate con materiali poco resistenti, che verranno anche sostituite (come dimostra una foto d’ epoca). La forma definitiva sarà raggiunta solo nel 1924/34. La fontana verrà considerata dall’ architetto perugino Antonino Bindelli (1899-1985) come una delle sue migliori opere segnalandola alla commissione accademica di Perugia in occasione della candidatura di Bini ad Accademico di merito.

La realizzazione della fontana appare come una creazione del tutto inattesa. Sembrerebbe infatti frutto di un’ attitudine naturale di Bruno Bini, che ne avvia la realizzazione ancor prima di cominciare i propri studi artistici. È innegabile che per completare tale struttura e definire quel tipo di decorazioni servisse un determinato tipo di preparazione e studio, eppure dai dati reperibili si sa che Bini frequenterà l’Accademia delle Belle Arti solamente nel triennio 1918/21, circa sette anni dopo l’avvio dell’ opera. La fontana è il lavoro di un autodidatta, e le varie modifiche apportate negli anni sono dovute alla volontà di ovviare a quegli “errori” o mancanze che solo una opportuna preparazione avrebbe potuto evitare.

I putti non originali, sono semplici putti da giardino, i quali si trovano in ogni comune negozio di edilizia. Nel 2006 si ebbe un maldestro intervento di “restauro” con calce e sabbia che ne complicava la lettura iconografica originale; solo nel 2023 si assisterà l’ultimo intervento che ce la restituisce nelle forme attuali molto vicine a quelle originali.