CANNARA STORIA E MONUMENTI

Secondo una lunga tradizione Cannara sarebbe stata fondata dal conte di parte guelfa Valerio Ranieri, che nel 1162, in occasione della terza discesa del Barbarossa in Italia, avrebbe lasciato Perugia per rifugiarsi insieme ad altri nobili in questi luoghi paludosi. La base “leggendaria” del racconto si inserisce tuttavia in un circostanziato contesto, poiché è nel secolo XII che Cannara inizia ad avere un organico sviluppo urbanistico-economico ed una rilevanza nelle vicende storiche della media valle umbra.

La sua genesi va invece sicuramente ricondotta alla bonifica delle paludi umbre avviate da Teodorico nel 545 e portata avanti dai monaci Benedettini che, stanziati tra il fiume Timia (Topino) e il torrente Rapace, capaci di garantire una difesa naturale, coadiuvati nell’impresa dalle popolazioni circostanti avviarono una opera di bonifica sistematica.

Nel 1085 vi è attestata una Ecclesia Sancte Marie in Rivo che dipende dall’importante Abbazia di Sant’Angelo di Limigiano nei pressi di Bevagna. Si tratta, come puntualizza lo storico Mario Sensi di Sancte Marie in Cannaio, la chiesa cui Lucio III nel 1184 concede dei privilegi. Lo stesso Pontefice, con un breve del 1187, pone sotto la protezione della Sede Apostolica Santa Maria di Cannaia, San Sebastiano entro lo stesso castello e le terre di sua pertinenza. Alla fine del XII secolo quindi Cannara ha già una entità urbana ben definita, sebbene soltanto nel 1211 sia attestata la dizione in territorio Cannarie. La sua estensione territoriale risulta tuttavia assai limitata, poiché nel 1160 Federico Barbarossa pone il confine con Assisi ad rivum de Cruce cioè in prossimità del monastero benedettino di Santa Croce del Timia, a ridosso dell’odierna Cannara.

Quando vi si stanziano nel 1170 i fuoriusciti perugini guidati da Valerio Ranieri trovano di fatto un borgo in progressivo sviluppo, naturalmente difeso da due corsi d’acqua e circondato da terre fertili, faticosamente strappate alle paludi.

Nel corso del XIII secolo il tessuto cittadino, cinto da mura e torri merlate, acquista una precisa fisionomia, dominato dai campanili delle chiese di Santa Maria, di San Sebastiano e di San Biagio, documentata dal 1244. Ad esse si aggiungono le chiese di San Giovanni Battista e di San Francesco, il monastero delle clarisse presso San Sebastiano, il piccolo oratorio del Terz’Ordine.

Nel secolo successivo le Rationes decimarum (1333 – 1334) attestano anche l’esistenza delle chiese di San Matteo, di San Pietro, di Santa Repleta distribuite rispettivamente nei terzieri che presero i nomi dalle tre porte del borgo: Santa Maria, San Matteo e San Giovanni.

Per ragioni di confine dal 1276 Cannara è gravata dalla pressione sempre più forte della vicina e potente Assisi. Ciò consente alla guelfa Perugia, desiderosa di arginare l’espansionismo assisiate aprendosi un varco nella valle, di intervenire a sostegno della piccola comunità, costringendo nel 1291 gli assisani a rompere l’assedio cui la sottopongono. Tale vicenda decreta l’ingresso di Cannara nella sfera d’influenza perugina, sancita dall’annuale dono di un palio di seta in occasione della Festa di S. Ercolano, e dal vedersi riconosciuta come unico comune la facoltà di avvalersi dello stemma del grifo rampante su fondo rosso, che tiene tra le branche una canna, allusiva alla zona palustre del castello. Ciò non impedisce al piccolo comune di mantenere autonome magistrature documentate dal 1297.

Nel 1369 la stessa ferma fedeltà a Perugia spinge Cannara a non prestare atto di sottomissione ai legati pontifici, incaricati di riorganizzare le terre della Chiesa. L’atto le costerà gravi ritorsioni e l’imposizioni di un governatore, che i perugini cacceranno con le armi nel 1376. L’anno seguente anche il piccolo comune di Collemancio fa spontaneamente atto di sottomissione alla potente città guelfa.

Nel 1387 il borgo è sottoposto nuovamente a dura prova dai saccheggi dai saccheggi e inchendi causati dalle truppe dei mercenari Brettoni, al fine di destabilizzare Perugia. L’orda entrata in Cannara senza colpo ferire per il tradimento del castellano, costringe gli abitanti a fuggire e a rifugiarsi in territorio perugino. Solo due anni più tardi, grazie anche all’appoggio del pontefice, i cannaresi riusciranno a tornare nella loro terra.

Nel 1416 Braccio Fortebraccio da Montone conquista Perugia, Cannara ed altre terre del circondario, facendone il primo nucleo del suo potente stato. Nel 1420 ne ottiene la concessione in vicariato da Martino V, che quattro anni dopo riconoscerà il possesso a Malatesta Baglioni, che aveva sposato la nipote di Braccio. Ha così inizio la lunga signoria baglionesca che, salvo brevi interruzioni, si protrarrà fino alla morte di Malatesta V Vescovo di Assisi nel 1648, anno in cui Cannara tornerà definitivamente a far parte dei domini della Chiesa.

Questo relativo periodo di tranquillità e floridezza, viene però interrotto a causa di una nuova lotta fratricida tra Perugia e Papa Paolo III Farnese, che culminerà con il bando dei Baglioni e la distruzione dei loro beni. A Cannara il pontefice farà abbattere la rocca, simbolo del dominio baglionesco, e imporrà, nel rispetto dello Statuto da egli stesso sottoscritto, il governo del Podestà. Nel 1561, tuttavia, Paolo V restituisce Cannara, Collemancio e Collazzone a Rodolfo e Giampaolo Baglioni, nati da Rodolfo e Costanza Vitelli.

Tra la fine del XVI e il principio del XVII secolo è la figlia primogenita di Giampaolo Baglioni, Costanza, a promuovere dei radicali lavori entro le mura, dando al nucleo antico la sistemazione urbanistica che ancora conserva in gran parte. Fece regolarizzare e ampliare i tortuosi vicoletti medievali per ragioni di salubrità e migliore circolazione. Nello spazio occupato dalla rocca, demolita nel 1535, promosse la creazione di una piazza antistante le chiese di San Francesco e San Giovanni (che alla fine del XVI secolo avevano avuto avuto i prospetti integralmente restrutturati) fece costruire un edificio, difronte alla torre civica (piazza Valter Baldaccini) per i medici, i funzionari dello stato e i maestri, poiché dal 1594 era stata deliberata la nomina di un maestro di scuola “acciò che i poveri possano imparare”.

L’appassionato ricordo dell’illuminato governo di Costanza Baglioni è espresso nei versi di Ettore Thesorieri, nativo di Andria, giunto a Cannara al seguito dell’illustre casata, vivace animatore della vita cittadina, che all’inizio del Seicento dispone già di ambienti per spettacoli teatrali, declamazioni di versi e pubbliche letture.

“Mai più che in altra, in quest’ultima etade,

salisti a maggior pregio

per opera sol di quella gran Costanza,

la qual t’amò, t’ornò di nobil fregio,

rinnovò le tue strade

e ti ridusse a più civile usanza.

Fresca è la rimembranza

del tuo passato già ruvido stile,

quando annottavan teco armenti e gregge

e se ‘l vero si legge,

eri quasi una mandra ed un ovile.

Or s’in questo gentile

stato per lei ti godi,

da lei è ragion che ‘l riconosca;

e con più grati modi

rassereni per lei la mente fosca…

Delì, che nel mondo nota

sei sol per esser cara

e fida stanza alla tua gran Bagliona;

onde lunge, o Cannara,

per molte lingue il tuo nome risuona”.

Nel 1648, alla morte di Malatesta V, Vescovo di Assisi ed ultimo discendente dell’illustre casata, i beni ad essa appartenuti vengono messi all’asta dal tesoriere della Camera Apostolica ed acquisiti dagli Ughi di Firenze nel 1658. Nel 1767 verrà costruito il “Teatro del Leone” sventrando il quattrocentesco “Palazzo del Podestà“, del quale aveva nel frattempo preso il posto nell’amministrazione del paese (post 1550), il nuovo Palazzo dei Priori adiacente alla torre civica.

Cannara, dopo due secoli di signoria baglionesca, torna sotto il diretto controllo della Chiesa. Il governo pontificio garantisce sostanzialmente alla città un lungo periodo di pace, bruscamente interrotto dalle truppe napoleoniche. Il 5 giugno 1810 i conventi cittadini vengono soppressi e i loro beni demaniati e alla comunità di Cannara viene lasciato inoltre un debito di 4.300 scudi per il foraggio fornito alle truppe. Nel 1843 verrà fondata la gloriosa Banda Municipale di Cannara.

Nel 1817 l’autorità pontificia riconquista definitivamente il potere fino al 1870, dove a seguito di continue annessioni e smembramenti intorno al 1890 acquisisce l’astensione territoriale definitiva pressoché simile a quella odierna.

Oggi la città di Cannara si sviluppa su 32.65 kmq di cui un 40% è pianeggiante ed il rimanente è costituito da dolci colline che raggiungono i 500 metri di altitudine.

Dopo l’Unità d’Italia la città è protagonista di una lenta ma durevole crescita economica, legata alla valorizzazione dei suoi prodotti agricoli. Il carattere palustre dell’area ha creato e garantito una costante irrigazione delle terre, permettendo vantaggiose coltivazioni di grano, granturco e cereali. L’olio di Collemancio il vino e le cipolle di Cannara dalla seconda metà del secolo iniziano a conquistare i mercati regionali ed extra regionali. Con l’allaccio dell’elettricità si modernizzano i molini del grano e dell’olio e sorgono i primi impianti industriali, tra i quali il Colorificio Bonaca (1901) “prima fabbrica veramente e completamente umbra” rinomata a livello nazionale, e la rinomata fabbrica di biscotti “uso inglese” “Fratelli Paoli” conosciuta in tutta Italia ed anche all’estero.

Al costante sviluppo industriale, non minacciato neanche dalla crisi del 1929, pongono un rallentamento i luttuosi fatti del secondo conflitto mondiale e la lenta ripresa del dopoguerra. Eccettuata la coltivazione dei prodotti tipici, Cannara vive prevalentemente di una economia non più legata alla terra, ma alle attività industriali e del terziario di centri vicini, in particolare di Foligno e Assisi. Ciò ha causato il costante calo della popolazione a vantaggio dei paesi limitrofi ed un graduale abbandono del nucleo storico a favore di costruzioni moderne realizzate oltre il Topino.

Situata al centro della Valle Umbra, Cannara gode di una posizione particolarmente favorevole rispetto ai maggiori centri d’arte della Regione, tale peculiarità può renderla meta di un turismo alternativo, desideroso di scoprire, oltre ai numerosi tesori d’arte della Regione, anche l’ospitalità della gente umbra, le sue tradizioni folcloristiche e culinarie e. soprattutto, l’incontaminato fascino della natura delle dolci colline di Collemancio.

http://www.umbriaterremusei.it/it/musei_5/post/museo-citta-di-cannara_18/
http://www.bandamusicalecannara.it
http://www.chiesasanmatteo.it
http://www.festadellacipolla.com
http://www.comune.cannara.pg.it