Salendo la strada che da S. Croce conduce a Collemancio, arrivati in cima al colle, in prossimità del paese, si incontra l’antica chiesa della Madonna delle Piagge, sicuramente una Maestà posizionata ad un trivio stradale e solo successivamente coperta da un edificio forse in seguito ad eventi miracolosi.
La chiesa si vuole eretta dalla pietà dei fedeli di Collemancio agli inizi del 1500, anche se le prime notizie riguardanti detta “Maestà” risalgono all’inizio del 1400.
Nella relazione alla Visita Apostolica di Mons. Pietro Camaiani del 1573, a proposito della chiesa della Madonna delle Piagge ci descrive la grande devozione dei fedeli in seguito a “miraculis” attribuiti alla “Glorissime Virginis Maria“.
Essendo nel tempo la struttura deteriorata, fu ricostruita dal sacerdote Fioravanti della Branca con strumento datato 9 agosto 1644. Fu benedetta dal vescovo di Assisi Malatesta Baglioni il 17 agosto 1644.
Verso la metà del ‘600 la chiesa passò alla nobile famiglia Vincioli di Perugia e Don Francesco Vincioli, facendo riferimento a leggi governative dell’epoca, con testamento del 17 maggio 1891 la donò alla parrocchia di Santo Stefano di Collemancio.
Nei secoli essendosi scaricata per incuria ed abbandono, al principio del Novecento fu riedificata a proprie spese dal parroco don Alceste Baldaccini, che la dotò di sacri arredi, ed il 23 giugno 1909 la riaprì al culto.
In questa chiesa venivano concesse le indulgenze ogni volta che si recitavano le litanie alla Beata Vergine. Nel 1950, in occasione del Giubileo fu consolidata questa pratica concedendo l’indulgenza plenaria a tutti coloro che si recavano in visita in questa chiesa.
La chiesa è a navata unica con tre porte, di cui due per uso processionale.
Sopra la porta d’ingresso c’era un coro ligneo dove si accedeva salendo una scala. Veniva usato dalle ragazze del coro durante le celebrazioni.
Nella parete di fondo è l’altare principale bcostituito da un’unica lastra di travertino su base laterizia ricoperta ad intonaco dove è ancora leggibile nella parte centrale il simbolo di San Bernardino, esso è inserito nel prospetto architettonico ospitante l’affresco anch’esso realizzato in mattoni lasciati a vista.
Dell’affresco dipinto sull’altare principale, raffigurante la Madonna in trono con Bambino benedicente tra due angeli(sec. XV), non rimangono che i due angeli in alto oltre un Santo vescovo posto sul lato destro (Forse San Rufino).
L’affresco devozionale è stato trafugato infatti appare evidente il taglio dell’intonaco (vedi foto sopra).
Rispettivamente ai due lati della navata principale si è in presenza di due altari devozionali.
Nell’altare di sinistra è una Crocefissione con Sant’Andrea e la Maddalena, affresco datato al 1608, come attestato dal cartiglio sottostante: “ELEMOSINIS HOC FUIIT DECORATUM SACELLULM A.D. MDCVIII DIE XX 9BRIS“. In questo altare manca la pietra consacrata, asportata dal conte Paolo Giampé per l’oratorio privato entro il palazzo in Collemancio.
Nell’altare di destra è la Madonna con Bambino e angeli, Santo Stefano patrono di Collemancio e una rarissima raffigurazione di San Rufino d’Arce, giovane chierico del luogo gettato in un pozzo nel 1296 da un parroco malvagio, eseguita, come recita l’iscrizione, su commissione di Piergentile di Jacopo nel 1609 (va ricordato che un’altra immagine di San Rufino d’Arce si trova in un affresco, scoperto di recente, al primo piano del Palazzo del Podestà sempre a Collemancio).
Datazione riscontrabile ancora oggi, in quanto nella parte inferiore dell’affresco, vi è una iscrizione che riporta:
DELUBR HOC DIE XX IANUARI EXPOLITUM MDCVIIII, PIERGENTILIS JACOBI, EXPOLIENDUM EE LEGAVIT.
La chiesa ha carattere processionale, avendo due porte; i fedeli entravano da un lato, si soffermavano ad onorare la Beata Vergine ed uscivano, poi, dall’altra porta. Il catino absidale è diviso dal presbiterio da un muro con due porticine laterali e per tutta la curvatura corre un sedile per i devoti. Dietro l’altare sono stati disegnati due bozzetti, uno rappresenta il progetto della porta e un’altro il campanile.
Testo AA. VV. – Foto: Raimondo Fugnoli Francesco D’Antoio
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.